La Storia Moderna

Nel 1796 la Serenissima cadde e Polesella seguì le vicissitudini del Veneto sotto la dominazione francese; in particolare, entrò a far parte insieme con tutto il Polesine e il territorio di Ferrara nel dipartimento del Basso Po.

Chiusa la parentesi della dominazione francese, nel 1815 l’importanza strategica di Polesella restò immutata: il confine tra il Regno Lombardo Veneto e lo Stato Pontificio fu spostato fino a comprendere tutti i territori del Polesine a nord del Po, dando alla provincia di Rovigo l’aspetto che ha tutt’oggi. Il Po, navigabile, restava un’importantissima via di comunicazione, e i battelli che ne salivano e scendevano il corso fermavano anche a Polesella, favorendo l’economia.

Durante il Risorgimento furono molti i patrioti che attraversarono il Po a Polesella, dove il grande fiume restringe temporaneamente il suo corso, soprattutto dopo che Ferrara passò sotto il Regno di Sardegna (in seguito Regno d’Italia) nel 1859. Infine, dopo la terza guerra di indipendenza anche Polesella passò sotto il Regno d’Italia nel 1866.

In questo modo venne a cessare l’importanza strategica di Polesella, che non fu più territorio di confine. La costruzione della linea ferroviaria e della strada carrabile che unirono Ferrara con Rovigo nei primi anni del dominio Savoia, ebbe a Polesella il solo effetto di limitare la crisi economica che si abbatteva in quegli anni su tutto il resto del Polesine. Così anche i contadini di Polesella si unirono alle rivolte de “La Boje!” degli anni 1880, alle quali non fu data una reale soluzione politica. Cominciò dunque l’esodo degli abitanti verso il Messico e il Sud America, insieme a tanti altri veneti che vedevano nelle terre del nuovo continente l’unica reale speranza di continuare a vivere dignitosamente.

La crisi economica e culturale è dimostrata anche dalla mancata ricostruzione del teatro, dopo che il 19 luglio 1892 una improvvisa tromba d’aria, conosciuta nelle cronache dell’epoca come “il ciclone di Polesella“, distrusse buona parte dell’abitato causando morti e feriti. Il ciclone distrusse anche il palazzo Grimani in piazza, allora sede del comune; la sede fu ricostituita nell’ex palazzo delle poste austriache mentre i resti del palazzo furono inglobati in costruzioni successive.

A risollevare le sorti economiche di Polesella fu la costruzione, nel 1899, del caratteristico ponte galleggiante; notevole come l’opera fu finanziata dal comune di Canaro. Il ponte consisteva in una serie di chiatte legate una all’altra che attraversavano per 400 metri il corso del fiume e collegavano Polesella con Ro Ferrarese; la parte centrale del ponte poteva essere slegata per permettere il passaggio delle imbarcazioni, mentre un ingegnoso sistema di rampe ad altezze diverse permetteva di accedere al ponte qualunque fosse il livello del fiume.

La storia di Polesella si confonde con quella del Polesine per tutto l’inizio del XX secolo: la prima guerra mondiale tocca la città nel suo tributo di vite umane ma non per fatti bellici diretti, e durante il ventennio del regime Fascista si registrano solo fatti di cronaca come la piena del 1926, anche questa volta contenuta dai sopralzi subito approntati sull’argine, o la gelata dell’inverno 1929, quando si poté addirittura attraversare il Po a piedi o su rudimentali slitte. Durante la seconda guerra mondiale Polesella fu bombardata più volte dagli alleati, tra il 1944 e il 1945, proprio per la presenza del ponte galleggiante sul Po.

L’alluvione del 1951 e la storia contemporanea

Nell’immaginario contemporaneo Polesella è indissolubilmente legata alla disastrosa alluvione del 1951, che fu mal gestita dai responsabili del Genio Civile: da sempre infatti i veneziani, al verificarsi delle alluvioni del Po, procedevano al taglio degli argini della Fossa in modo da consentire l’efflusso delle acque verso il mare Adriatico, tanto che ancora adesso si usa chiamare “el Taj” (“il taglio”) la zona in cui avveniva il taglio degli argini. All’epoca però i tecnici del Genio Civile pensarono che gli argini della Fossa potessero contenere l’alluvione nel catino compreso tra Occhiobello e Polesella, ma la portata della piena venne sottovalutata con conseguenze tragiche.

Da questo evento ha avuto origine la Polesella odierna.

La carestia che si abbatté sul Polesine provocò una enorme ondata migratoria, in particolare verso il triangolo industriale, che non risparmiò Polesella. Chi rimase non si perse d’animo e recuperò rapidamente la terra dai disastri dell’alluvione.

La Fossa, considerata ingiustamente causa di parte dei disastri prodotti dall’alluvione, fu tombata e lo storico Sostegno fatto costruire dai veneziani fu abbattuto. Si decise infine di rialzare notevolmente gli argini del Po lungo tutto il territorio polesano; il centro vitale di Polesella (il “Liston“), che si era formato proprio sul vecchio argine, fu così abbattuto nel 1957 e ricostruito sul tratto tombato della Fossa. Queste trasformazioni hanno stravolto l’aspetto originario del paese, che da unico e caratteristico villaggio affacciato sul Po, divenne una cittadina rivierasca come tante altre.

Nel 1980 anche il ponte galleggiante fu smantellato e sostituito dal moderno ponte in cemento armato.

Recentemente Polesella è tornata ad essere una città dotata di una certa attrattiva e ha incrementato notevolmente il numero dei propri abitanti.

Polesella
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